mercoledì 7 gennaio 2015

FRANCIA:ATTACCO ALLA SEDE DEL SETTIMANALE CHARLIE HEBDO,DODICI MORTI SI CERCANO TRE FRANCESI (07/01/2015)

Di Giampaolo Carboni.
E' di dodici morti il bilancio di un attacco al settimanale satirico Charlie Hebdo sul Boulevard Richard-Lenoir,nel pieno centro di Parigi. Il primo a riferire la drammatica notizia è stato l'account Twitter del quotidiano transalpino Le Figaro. Charlie Hebdo,più volte finito nel mirino degli integralisti islamici per aver irriso la figura del Profeta Maometto. Due uomini incapucciati e vestiti di nero sono entrati nella redazione e hanno cominciato a sparare con kalashnikov. Sempre secondo Le Figaro era stato ferito pure un poliziotto giunto sul posto,successivamente deceduto. Il quotidiano francese 20minutes è invece riuscito a contattare per telefono un dipendente del quotidiano il quale gli ha detto che "è un vero massacro,ci sono dei morti" prima che la linea stessa cadesse. "E' un attacco terroristico non c'è alcun dubbio" così il Presidente francese Francois Hollande giunto sul luogo del gravissimo attentato con un volto teso e greve. Si è poi riunito,a partire dalle quattordici,il gabinetto di governo con tutti i ministri responsabili:prima di ciò Hollande si è pubblicamente impegnato a prendere tutte le misure necessarie per proteggere i francesi e catturare i responsabili. Hollande ha parlato di "attentato terroristico di eccezionale barbarie. Un attentato alla nostra libertà ma troveremo i colpevoli" ha quindi dichiarato Hollande.
Potrebbe essere a una svolta la caccia all'uomo scattata dopo la strage nel settimanale satirico Charlie Hebdo. Secondo fonti ufficiali della polizia, un blitz delle teste di cuoio è in corso a Reims, nel nord-est della Francia. I tre killer sono comunque stati identificati e localizzati. Cinque minuti di terrore, 12 vittime e 11 feriti, di cui 5 gravissimi. L'attacco messo a segno da tre uomini contro la sede del giornale, a Parigi, sconvolge la Francia. Killer incappucciati e armati hanno fatto irruzione nel giornale aprendo il fuoco con dei kalashnikov. Tra le persone che hanno perso la vita, 8 giornalisti, due agenti assegnati alla protezione del direttore, un ospite che era stato invitato alla riunione di redazione e il portiere dello stabile. Fra loro c'è anche una donna, il direttore del settimanale, Stephan Charbonnier, detto Charb, e i tre più importanti vignettisti: Cabu, Tignous e Georges Wolinski, molto famoso anche in Italia. Nell'attentato è rimasto ucciso anche l'economista Bernard Maris, azionista della testata parigina e collaboratore di France Inter. Domani in Francia sarà lutto nazionale.
In serata i tre assalitori sono stati identificati e localizzati nell'area di Reims dove sono presenti le teste di cuio francesi nel quartiere di Croix-Rouge. Il raid delle forze speciali è in corso. Un elicottero sta sorvolando la zona. I tre sospetti sono tutti di Gennevilliers, una località vicino Parigi. I due fratelli, Said e Cherif, di 32 e 34 anni, sarebbero stati riconosciuti grazie alla carta d'identità ritrovata dalla polizia nella Citroen C3 abbandonata dagli attentatori durante la fuga vicino alla porte de Pantin, a Parigi. Il giovane complice, Amid, 18 anni, sarebbe stato alla guida delle diverse auto durante l'operazione e sarebbe un "senza fissa dimora". Fonti del giornale Le Point rivelano inoltre che i due uomini più anziani avrebbero sparato alle vittime. Sono due franco-algerini e uno di loro era già stato processato nel 2008, nell'ambito di un'operazione contro una filiera jihadista irachena basata nel diciannovesimo arrondissement di Parigi.
Quindici minuti prima dell'attacco, il settimanale satirico aveva pubblicato sul profilo Twitter una vignetta su Abu Bakr al-Baghdadi, leader dello Stato islamico (Is). Il tweet mostra una vignetta del leader dell'Is abu Bakr al-Baghdadi con una didascalia enigmatica: "Auguri. Anche a te, al-Baghdadi". Alla quale il personaggio replica: "la salute innanzitutto". Il messaggio porta l'orario di stamani. Non è chiaro se sia stato postato prima della sparatoria, certamente è stato pubblicato prima che si avesse notizia del massacro. Gli assalitori, stando al racconto di alcuni testimoni, hanno aperto il fuoco gridando: "Vendicheremo il Profeta" e "Allah u Akbar" (Allah è grande)."Parlavano perfettamente francese. Hanno rivendicato di essere di al Qaeda". Questa la testimonianza della vignettista Coco, presente all'attacco: "Ero andata a cercare mia figlia al kindergarten. Davanti alla porta del palazzo del giornale, due uomini incappucciati e armati ci hanno brutalmente minacciato. Volevano entrare, salire. Ho aperto la porta con il codice numerico. Hanno sparato su Wolinski, Cabu... È durato in tutto cinque minuti... Mi ero rifugiata sotto la scrivania... Parlavano perfettamente francese...hanno rivendicato di essere di al Qaeda".Il presidente francese, François Hollande, riceverà domani mattina alle 9,30 all'Eliseo il predecessore Nicolas Sarkozy. Lo ha fatto sapere l'Eliseo. Hollande riceverà venerdì Marine Le Pen, François Bayrou e Jean-Luc Mélenchon. Il premier Manuel Valls aveva già invitato Sarkozy a prendere parte a una manifestazione in onore delle vittime. 
E' scattato il raid delle forze speciali francesi alla periferia di Reims nel quartiere Croix-Rouge dove è in corso la caccia ai tre attentatori al settimanale Charlie Hebdo a Parigi. Lo riferisce la polizia alla France Press. "Ci sarà una resa dei conti". Così un poliziotto presente sul posto a Reims dove è in corso il raid delle forze speciali francesi contro i sospettati dell'attentato a Charlie Hebdo. Il poliziotto ha anche raccomandato "la massima prudenza" ai giornalisti sul posto.
I quattro feriti gravi nell'attacco a Charlie Hebdo non sono più in pericolo di vita. Lo riferisce la rete all news Bfm Tv. Secondo Libération, l'operazione in corso a Reims per catturare gli autori della strage al Charlie Hebdo si sta svolgendo in tre luoghi differenti. Un'altra azione sarebbe attualmente in corso a Charleville-Mezieres, piccolo comune che si trova nella regione della Champagne-Ardenne.
Si è presentato nel corso della notte il più giovane dei tre sospettati di aver compiuto il massacro al giornale satirico parigino Charlie Hebdo, in cui sono morte dodici persone, tra cui i principali vignettisti e il direttore, da tempo minacciati per aver pubblicato vignette dissacranti su Maometto e la religione islamica. Si tratta di Amid Mourad, diciotto anni, che è andato alla polizia a Charleville-Mezières, vicino al confine con il Belgio, dove era in corso un'operazione che ha portato all'arresto anche di un familiare dei sospettati. Ma sul suo presunto ruolo nel massacro di Parigi è giallo. Il ragazzo si è presentato alle autorità dopo avere visto il suo nome circolare sui social network e la sua posizione si sarebbe alleggerita nella notte, sebbene il giovane resti ancora in stato di fermo. Infatti il suo coinvolgimento nell'attentato sarebbe messo in dubbio da un alibi di ferro: al momento dell'attentato, intorno alle 11.30, il giovane sarebbe stato a scuola. Una circostanza, riferisce il quotidiano Le Figaro, confermata anche da un liceale amico di Mourad, anch'egli ascoltato dalle autorità francesi. Potrebbe dunque trattarsi di un omonimo del terzo uomo ricercato. Intanto il primo ministro Manuel Valls ha detto che "numerose persone" sono state arrestate nella notte nell'ambito dell'inchiesta. Secondo Le Monde, in sette sarebbero in stato di fermo, dei quali quattro a Reims. Questa mattina poi c'è stata una sparatoria nella zona meridionale di Parigi, nei pressi della Porte de Chatillon, in cui una poliziotta è stata uccisa e un suo collega è rimasto ferito. Immediatamente si è pensato a un legame con il massacro, ma la polizia ha fatto sapere che l'episodio non ha nulla a che vedere con l'attentato a Charlie Hebdo. Secondo France Info, sul posto è stata rinvenuta una Clio grigia incidentata. Appena gli agenti della municipale si sono avvicinati, un uomo avrebbe aperto il fuoco, con una pistola, fuggendo su una via perpendicolare. Gli inquirenti privilegiano la pista dello squilibrato. I due killer, identificati come i fratelli franco-algerini Said e Cherif di 32 e 34 anni - reduci della guerra in Siria da cui sono tornati in Francia quest'estate - in un'operazione da commando militare hanno ucciso a colpi di kalashnikov 12 persone, tra cui il direttore del giornale satirico, 4 famosi vignettisti e due poliziotti. Cinque i feriti. I terroristi sono stati ripresi dalle telecamere all'esterno dell'edificio mentre finivano un agente a terra e gridavano Allah Akbar (Dio è grande). In base alle prime testimonianze hanno sbagliato il numero civico e hanno dovuto chiedere dov'era il giornale. Sotto la minaccia delle armi hanno costretto una redattrice a digitare il codice per aprire la porta. Una volta dentro chiamavano le vittime per nome prima di sparare e cercavano di uccidere soprattutto gli uomini (solo una donna tra le vittime). L'identificazione dei killer è stata resa possibile da una carta d'identità ritrovata dalla polizia in una Citroen C3 abbandonata dagli attentatori durante la fuga.
Subito è iniziata una massiccia caccia all'uomo in tutta la Francia e in particolare nella zona di Reims - nel nord del Paese - dove la polizia ha individuato il covo degli attentatori. Il blitz delle teste di cuoio non ha però avuto esito. Probabilmente i killer hanno deciso di non tornare nel covo e gli agenti hanno potuto compiere solo una serie di rilevamenti scientifici all'interno dell'appartamento. A Reims restano in stato di fermo cinque persone collegate all'inchiesta sull'attacco a Charlie Hebdo, tra cui la sorella dei due ricercati, suo marito e la moglie di uno di loro, Said Kouachi. Lo riferisce France 3.Vicinanza alle famiglie colpite dal "terribile attentato" di Parigi, ai feriti e ai congiunti delle vittime, è espressa da Papa Francesco in un telegramma inviato all'Arcivescovo di Parigi, il cardinale André Vingt-Trois. Nel telegramma, firmato a nome del Papa dal Segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin, Bergoglio ribadisce la sua condanna alla "violenza che genera tanta sofferenza" e chiede "a Dio il dono della pace".
ll sindaco di Parigi Anne Hidalgo ha invitato, con un tweet, "tutti i parigini a osservare un minuto di silenzio oggi alle 12". #NousSommesCharlie. "È guerra dichiarata contro la civiltà, che ha la responsabilità di difendersi": lo ha detto l'ex presidente francese, Nicolas Sarkozy, al termine di un incontro di mezz'ora all'Eliseo con il suo successore, Francois Hollande, Sarkozy si è detto "estremamente colpito dall' atteggiamento dei francesi e dalle dimostrazioni di unità". Il grande raduno in onore delle vittime dell'attacco alla sede di 'Charlie Hebdo', inizialmente previsto per sabato, si terrà domenica. Lo hanno riferito da Matignon. Il raduno, intende essere una "marcia repubblicana", è stato proposto dal Partito socialista, il Partito comunista, Europa Ecologia - I Verdi, il Movimento Repubblicano e Cittadino ed il Partito radicale di Sinistra.Il presidente francese, François Hollande, parlerà oggi con gli ex presidenti Jacques Chirac e Valéry Giscard d'Estaing dell'attacco al settimanale Charlie Hebdo.Telefonerà loro verso le 12.30, dopo che in mattinata ha già incontrato il predecessore Nicolas Sarkozy.
La persona sospettata di essere l'autore della sparatoria in cui questa mattina a sud di Parigi è morta una agente di polizia, è ancora in fuga. A Montrouge, nella zona del dramma, è stato eretto un impressionante dispositivo di sicurezza, con i blindati e le teste di cuoio della polizia. Secondo diverse fonti, l'uomo è fuggito in un primo tempo a bordo di una Clio e avrebbe indossato un giubbotto anti-proiettile. Ma ora si teme che abbia lasciato l'auto e che si aggiri armato nei paraggi.Nella notte, in tutto il territorio francese, sono stati attaccati vari luoghi di culto musulmani: lo riferiscono fonti giudiziarie. Verso le 00.30 una granada è stata lanciata contro una moschea di Mans, nella Valle della Loira, secondo quanto riportano giornali locali. C'è stata poi un'esplosione di fronte a un ristorante di kebab, non lontano da una moschea nella parte orientale della Francia. La deflagrazione non ha provocato feriti. Un'altra moschea inoltre nel dipartimento dell'Aude e' stata presa di mira con colpi di arma da fuoco contro una sala di preghiera musulmana."La nostra Francia sa unirsi per difendere il suo ideale, l'ideale della pace". Lo ha dichiarato il presidente francese, François Hollande, in relazione all'attacco al settimanale Charlie Hebdo. "La Francia - ha aggiunto, secondo quanto riporta Le Figaro - è stata colpita proprio al cuore, nella capitale, in un luogo dove soffiava lo spirito di resistenza".
"Mio marito è morto con i suoi amici, con i suoi fratelli, come definiva Cabu, al servizio della sua cara libertà per cui si era sempre, sempre battuto. Posso pensare che è morto in battaglia per la sua professione". Così Maryse Wolinski, vedova del disegnatore Georges Wolinski, ucciso nell'attacco alla redazione del settimanale francese Charlie Hebdo. "Quello che è successo ieri - ha affermato la donna in un'intervista all'emittente Rtl - è una guerra contro la libertà. E questa guerra, dobbiamo vincerla. Georges non era consapevole, perché mio marito non era consapevole di questo tipo di cose. Bisognava andare avanti, bisognava battersi. Lui si batteva con i suoi disegni, con la sua matita, curvo sul tavolo da disegno". "Mio marito - ha ribadito - è stato ucciso in battaglia per la sua professione. Voglio resistere per lui".Controlli rafforzati all'aeroporto di Fiumicino dopo l'attacco terroristico di ieri nella sede del giornale parigino Charlie Hebdo e il conseguente innalzamento delle misure di sicurezza anche in Italia verso obiettivi considerati "sensibili" come ambasciate, redazioni giornalistiche, sedi ebraiche e scuole straniere.
"Nessuno può escludere che in Italia accadano fatti drammatici, anche se stiamo facendo tutto il possibile per evitarlo e abbiamo rafforzato i presidi sugli obiettivi sensibili", ha detto ancora Alfano. "Siamo - aggiunge - parte dell'occidente che è sotto attacco, ospitiamo il Papa e Roma è stata più volte evocata dal califfo dell'Isis e siamo dunque tra i Paesi destinatari dell'attenzione di questi assassini, anche se non ci sono segnali concreti di progetti di attentati".
Charlie Hebdo "uscirà la prossima settimana". Lo ha dichiarato Patrick Pelloux, medico, ma anche collaboratore del settimanale satirico attaccato ieri a Parigi."Tutti hanno responsabilità per quanto accaduto in Francia". Se ne dice certo l'imam egiziano Abu Omar, noto per il suo sequestro a Milano nel 2003. L'imam, che ora vive in Egitto, punta l'indice contro la stessa rivista, contro la magistratura francese, ma anche contro il Vaticano, che "avrebbe dovuto prendere posizione" contro le vignette 'blasfeme' pubblicate in passato da Charlie Hebdo, che sarebbero il movente dell'attacco di ieri.
"La Spagna è uno dei paesi più sicuri del mondo ed ha esperienza nella lotta antiterrorista", ma "non si può abbassare la guardia, perché il rischio zero non esiste". Così la vicepremier Soraya Sanz de Santamaria ha commentato oggi, in dichiarazioni radiofoniche, l'elevazione del livello di allerta antiterrorista decisa dal governo spagnolo, dopo l'attentato di Parigi alla redazione di Charlie Hebdo. Santamaria ha sottolineato che l'azione "delle forze e dei corpi di sicurezza dello Stato è molto efficace" e che "il livello d'allerta e' stato innalzato in maniera transitoria, per prudenza".Controlli intensificati al Frejus, al confine tra Italia e Francia, dopo che il ministero dell'Interno ha alzato il livello di allerta per l'assalto al giornale satirico 'Charles Hebdo'. La polizia di frontiera, a cui sono state inviate le foto segnaletiche dei ricercati per l'attentato di Parigi, ha aumentato i controlli in particolare sulle auto provenienti dalla Francia. Disposti servizi che, in virtù del trattato di Schengen, erano stati soppressi. Più controlli anche sui treni alla stazione di Bardonecchia.
All'indomani del tragico attacco terroristico nella sede del settimanale satirico "Charlie Hebdo", papa Francesco ha ricevuto oggi in Vaticano l'arcivescovo di Parigi, il cardinale Andre' Vingt-Trois. Al porporato il Pontefice ha anche indirizzato un messaggio, a firma del segretario di Stato card. Pietro Parolin, esprimendo "la sua profonda vicinanza alle persone ferite" e alle famiglie di quanti sono stati colpiti dall'attentato, e ribadendo la sua condanna alla "violenza che genera tanta sofferenza".Bandiere a mezz'asta a Bruxelles ai palazzi della Commissione europea. E alle 12 in tutti gli edifici e nella sala stampa verrà osservato un minuto di silenzio per le vittime dell'attentato di ieri a Parigi contro Charlie Hebdo. Lo riferisce l'esecutivo comunitario con una nota.
I due ricercati per l'attacco a Charlie Hebdo sono stati localizzati stamattina nei pressi di Villers-Cotterets, citta' della Picardia 85 chilometri a nordest di Parigi. Lo riporta il sito di Le Parisien. I due erano su un auto con la targa nascosta sulla strada nazionale Rn2, in viaggio in direzione Parigi, e avevano delle armi. Secondo fonti della polizia, i due sono stati ''formalmente riconosciuti'' dal gestore di una pompa di benzina. Secondo Le Point, i due (incappucciati, con Kalashnikov e con quello che sembra un lanciarazzi) avrebbero costretto l'uomo a fargli il pieno e poi avrebbero ripreso la strada, in direzione di Seine-et-Marne.
Decine i posti di blocco nelle strade della capitale dopo l'avvistamento della Clio grigia con i terroristi armati che stanno tornando verso Parigi. I due sarebbero stati avvistati in direzione del nord-est della capitale. Tutta la zona di Aubervilliers, nei pressi della Porte de la Villette, è stata evacuata.La Clio grigia sulla quale viaggiavano questa mattina i due presunti autori dell'attentato, i fratelli franco-algerini Chérif e Said Kouachi, è stata ritrovata in una stazione avia sulla Rn2. La targa della vettura abbandonata, riferisce Le Figaro, è stata manomessa. Degli elicotteri stanno sorvolando la regione alla ricerca dei due sospettati.Anche la Torre Eiffel rende omaggio alle vittime dell'attacco alla sede di 'Charlie Hebdo'. Questa sera alle 20 il monumento simbolo della Francia spegnerà le luci. Ad annuncialo un post sul profilo Twitter del comune di Parigi.Tutti i dipendenti di aziende con sede alla Défense, quartiere alla periferia occidentale di Parigi, hanno ricevuto una mail con l'invito a rimanere all'interno dei propri uffici a causa della presenza nell'area di un uomo armato.Eliseo blindato Il palazzo dell'Eliseo è stato blindato dopo che i terroristi di Charlie Hebdo sono stati avvistati sull'autostrada in direzione di Parigi.Tutti gli accessi a Parigi sono in questo momento bloccati dopo la segnalazione dell'auto con i presunti terroristi a bordo, diretta verso la capitale. Lo si apprende da fonti della polizia. Il prossimo numero di Charlie Hebdo, mercoledì in edicola, sarà stampato in un milione di copie, contro le abituali sessantamila: lo riferisce l'avvocato del settimanale satirico francese, Richard Malka. A quanto si apprende, sara' un numero di otto pagine (al posto delle 16 abituali). Il giornale, la cui redazione e' stata decapitata dai ieri dai terroristi, ha subito ricevuto il sostegno di grandi gruppi editoriali, come Canal Plus e Le Monde. La redazione verra' ospitata provvisoriamente nella sede di Liberation.
I due ricercati per l'attacco a Charlie Hebdo "sarebbero barricati in un'abitazione della citta'" di Crepy-en-Valois, 70 chilometri a nordest di Parigi. Lo riferisce il sito di France 3 Picardia.Il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni riferirà in Aula al Senato sulla vicenda dell'attentato a Parigi contro la redazione di Charlie Hebdo. Lo ha deciso la conferenza dei capigruppo del Senato. Il calendario deve però essere votato in Aula perchè non c'è stata unanimità. "Dobbiamo tenere sempre distinte la parola terrorismo dall'Islam: nessuna religione può giustificare gesti così crudeli e inumani". Lo ha detto Federica Mogherini a Riga. "Davanti a noi - ha aggiunto lady Pesc - abbiamo una sfida non solo politica e dell'intelligence, ma anche culturale".
Bandiere "jihadiste" e bombe molotov sono state trovate nell'auto abbandonata dai terroristi. Lo hanno indicato fonti francesi. "Il mondo islamico moderato, quello vero, deve prendere le distanze in modo netto da questo atto". Lo ha detto il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, al Tg3 Liguria, commentando la strage al settimanale Charlie Hebdo a margine di una messa. Secondo Bagnasco bisogna anche "superare il rischio di reagire in modo violento". Londra ha rafforzato le misure di sicurezza alle sue frontiere con la Francia, compresi i porti e gli uffici britannici situati in territorio francese come il terminal di Eurostar a Parigi, in reazione al sanguinoso attentato perpetrato ieri alla sede del settimanale satirico Charlie Hebdo nella capitale francese. Una decisione presa a titolo precauzionale e non sulla base di particolari informazioni di intelligence, fa sapere Downing Street, che precisa che il livello di allerta resta invariato nel Regno Unito, ovvero ad una tacca al di sotto del livello massimo. Lo ha dichiarato alla stampa una portavoce del Primo ministro David Cameron. 
"Oggi è un giorno di lutto per tutta l'Europa: siamo costernati e scioccati dall'attentato di Parigi che è un attacco diretto alla nostra vita e al nostro modo di vivere". Lo ha detto il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker a Riga. "Dobbiamo reagire uniti ma oggi è il giorno del dolore. Presto verrà presentato un nuovo piano d'azione anti-terrorismo che rafforzi la collaborazione tra Europol e le agenzie d'intelligence nazionali. Penso anche a un miglioramento dell'accordo di Schengen per renderlo più efficace", ha annunciato Juncker.
I due fratelli Kouachi, sospettati per il massacro nella redazione parigina della rivista satirica Charlie Hebdo, sono in trappola. Dopo la fuga tra i boschi nella notte, l'inseguimento con la polizia a bordo di un'auto rubata e una violentissima sparatoria, i due si sono barricati nell'agenzia Creation Tendance Decouverte, una piccola tipografia di Dammartin en Goele, in Rue Clement, a una quarantina di chilometri a nord-est di Parigi. Con loro hanno preso uno o due ostaggi, tra i quali sicuramente una donna. Si tratta di una piccola azienda, con solo cinque dipendenti. La polizia ha cominciato i negoziati per il loro rilascio. La Francia ha il fiato sospeso, Hollande si è recato nella sede del ministero degli Interni per seguire gli avvenimenti. Tutte le strade che portano alla cittadina sono bloccate, i Kouachi non hanno vie di fuga ma la possibilità di uccidere ancora. E' una delle più gigantesche cacce all'uomo degli ultimi tempi. E' il Gign, il gruppo di intervento della gendarmeria nazionale, ad avere il comando delle operazioni. Lo riporta il sito internet di Le Figaro, secondo cui gli agenti del raid, il gruppo d'intervento speciale della polizia, sono in appoggio. negoziati veri e propri non sono ancora cominciati. La pianta dell'azienda e i suoi dintorni sono analizzati con cura minuziosa. L'obiettivo è prendere vivi i fratelli Kouachi, come prevedono le norme di ingaggio degli uomini specializzati nelle operazioni antiterrorismo. Questi ultimi sono convinti che i sospetti terroristi siano pesantemente armati: l'ipotesi di una resa è ritenuta assai poco probabile. E' stata la radio France Info a raccogliere la testimonianza del corriere, Didier, che era andato per lavoro davanti al deposito della tipografia in cui si sono asserragliati i Kouachi. "Quando sono arrivato - ha detto il testimone - il mio cliente è uscito con una persona armata che si è presentato come della polizia. Il mio cliente mi ha detto di andarmene, quindi me ne sono andato. La persona che aveva detto di essere della polizia mi ha detto: 'se ne vada, in ogni caso non uccidiamo i civili'. E' una cosa che mi ha colpito molto e ho deciso di chiamare la polizia".

GLI AGGIORNAMENTI DEL 09/01/2015 CON I FRATELLI KOUACHI ASSERRAGLIATI E COULIBALY IN AZIONE IN UN KOCHER (CLICCARE PER LEGGERE)

ESTREMISMO ISLAMICO E VALORI DELLA LIBERTA'

Di Renzo Guolo.

L’attacco terroristico a Charlie Hebdo, con il massacro dei giornalisti della redazione e dei poliziotti di sorveglianza, è un attacco alla libertà. Libertà nel suo pieno significato, al di là di quella pur rilevante di stampa e di satira. Quella libertà che gli islamisti radicali aborriscono in nome di un’ideologia totalizzante. Naturalmente è anche un attacco alla Francia, alle sue scelte di politica internazionale, dall’intervento in Mali alla sua partecipazione alla coalizione contro l’Is in Siria e Iraq, oltre che in altri teatri di conflitto. Al di la dell’ appartenenza ad al Qaeda o all’Is, la tragica efficienza dimostrata fa pensare che non si tratti di improvvisati lupi solitari, chi ha ucciso i vignettisti ha voluto colpire un simbolo. Charlie Hebdo ha sempre pubblicato ciò che riteneva opportuno, anche quando toccava temi sensibili per i musulmani. Si poteva o meno essere d’accordo con quella scelta ma Charb, Cabu, Wolinsky, Tignous e altri loro colleghi hanno sempre difeso il diritto a non piegarsi davanti alle intimidazioni e alle minacce, che pure dal 2006, anno di pubblicazione delle famose vignette sul Profeta Muhammad , in segno di solidarietà con i colleghi danesi del Posten, si erano susseguite. Il commando parlava francese. A dimostrazione della diffusione dell’ideologia islamista radicale all’interno della società transalpina. Non solo tra i giovani di seconda o terza generazione di immigrati, ma anche tra i convertiti. Sono oltre milleduecento, secondo fonti ufficiali, i francesi che hanno praticato la jihad nelle piane mesopotamiche negli ultimi tre anni. La maggior parte di loro hanno tra i diciotto e i ventotto anni, ma vi sono anche minori. Oltre che donne. Alcuni sono tornati in Francia, portando con se non solo la mistica della comunità del fronte ma anche un sapere militare che consente azioni come quelle tragicamente viste nella redazione di Hebdo. Il vero problema, per Parigi ma non solo, è arginare questa deriva ideologica che si alimenta di odio. Dando forma a un islam del risentimento che, prima ancora che sotto le sembianze di utopico programma politico, si mostra con il volto di un distruttivo nichilismo religioso. Per i giovani che vi aderiscono, che spesso giungono all’islam dopo essersi radicalizzati politicamente e non viceversa, o dopo aver rifiutato subculture come quelle delle periferie ritenute sottoprodotti occidentali, essere francesi non ha alcun significato. Ai loro occhi la parola “ valori repubblicani” non significa nulla. Così come non significa nulla lo scambio politico tra assimilazione, che implica la rinuncia ai particolarismi religiosi nella sfera pubblica, e cittadinanza proposta dalla Republique. Semplicemente gli jihadisti non si sentono parte della società francese. Non a caso aderiscono a una comunità transnazionale come quella islamista radicale. Quel colpo di pistola contro il poliziotto Ahmed, ormai a terra, per molti è anche il colpo di grazia contro le politiche d’integrazione. A conferma, paradossale ma non troppo, delle tesi di quanti sostengono che non l’islam radicale ma l’islam in quanto tale sia un Nemico da combattere senza cedimenti. Per battere il radicalismo jihadista è fondamentale la reazione dei musulmani. In Francia , in Europa, nel mondo della Mezzaluna. Solo se quest’ideologia viene delegittimata dagli stessi musulmani sarà possibile arginarla. Il solo contrasto di sicurezza, pur indispensabile, non è sufficiente. Se quest’ideologia si diffondesse ulteriormente, l’esito sarebbe una lunga stagione di terrorismo, più o meno a bassa intensità, anche nelle nostre città. Una stagione nella quale, anche sotto la spinta di imprenditori e politici della xenofobia, a venire travolte potrebbero essere la stessa democrazia e la convivenza pluralista. 

JIHADISTI FANATICI NEMICI DELLA CIVILTA'

Di Ferdinando Camon.

Hanno fatto una strage nella sede di un giornale di Parigi, tre islamici jihadisti. Hanno sparato su tutti quelli che incontravano. Han lasciato per terra una decina di morti. Poi sono usciti senza correre, hanno seguito un poliziotto abbattendolo con due colpi, e freddandolo con il colpo di grazia. Il tutto con calma, segno che erano padroni della situazione e dei loro nervi. La prova del nervosismo in queste azioni convulse sta di solito nell’alta frequenza del fuoco: più nervosi sono quelli che sparano, più intenso è il ritmo del fuoco. Di solito a raffica. Qui no: sparavano in prevalenza colpi singoli, mirati. Dando prova di lunga preparazione e di alto addestramento. Nel breve inseguimento del poliziotto lungo il viale, ripreso da un video, gli stragisti seguono il fuggiasco alle spalle, a distanza sempre più ravvicinata, e quando l’uomo cade sul fianco sinistro e si sdraia sulla strada, loro gli s’accostano con i mitra puntati, lui si gira e li guarda tendendo la mano destra come per invocare o proteggersi, uno di loro gli spara con calma un colpo alla testa. Poi tornano alla loro piccola Citroen nera, parcheggiata in mezzo alla strada con le porte spalancate, e vanno via. Incroceranno l’auto della polizia, sopraggiunta con buona rapidità. La crivellano di colpi. Non sono islamici jihadisti infuriati per qualche ragione improvvisa, che tentano un’azione impulsiva e maldestra. Sono terroristi organizzati e preparati. Hanno eseguito un’azione di rappresaglia e di vendetta, progettata bene. Odiano l’Occidente, l’Europa, soprattutto la Francia, e soprattutto quel giornale, “Charlie Hebdo”. Perché? Si sentono oltraggiati, come se qualcosa di turpe avesse profanato quello che per loro è sacro e intoccabile: qual è la cosa turpe, qual è il valore intoccabile? Son venuti per eseguire una sentenza già emessa, ed era una sentenza di morte: cos’era che meritava la morte? Hanno gridato, secondo una testimonianza: «Vendicheremo il Profeta». Dunque per loro il Profeta era stato offeso. Quel settimanale satirico aveva pubblicato la mattina stessa una vignetta contro il califfo al Baghdadi. È appena cominciato l’anno nuovo, e i potenti fanno i loro auguri. Anche il califfo: augura «Buon anno e buona salute a tutti». Certo, un tagliagole che augura buona salute è sarcastico. Ma la domanda è: è qui l’oltraggio all’islam, vendicando il quale i terroristi sentono di vendicare il Profeta? In passato, nel 2006, lo stesso giornale era stato oggetto di minacce e rappresaglie perché aveva pubblicato vignette direttamente riferite a Maometto: che nella barba nascondeva bombe. Allora una parte, magari piccola, dell’opinione mondiale aveva detto: «Non insultare la religione degli altri», se per loro il Profeta è ispirato dal loro Dio non farlo ispirato dal diavolo. Se fai questo, gli sputi addosso. Si può discutere, ma si può anche capire. Nel 2011 lo stesso giornale aveva nominato Maometto direttore responsabile, perché dedicava un numero alla Sharia. Come risposta degli islamici, una bomba distrusse la redazione. Una. bomba in un giornale è sempre un crimine contro la libertà. Una società con la stampa spaventata dalle bombe è una società oppressa. Ma anche qui c’era un problema: gli islamici non tollerano le beffe contro le loro figure sacre, non sono come i cristiani, che di ironie sulla Sacra Famiglia ne ingoiano ogni giorno. La blasfemia va evitata anche quando è tale per gli altri e non per te. Ma del califfato, e in genere della religione che taglia le gole ai prigionieri occidentali, non solo non si può farne un tabù e chiedere rispetto, ma vale l’inverso: chi lo considera portatore di una storia positiva e sacra e intoccabile può vivere e lavorare a Mosul ma non certo in Europa, non in Francia, non a Parigi. Questi fanatici jihadisti che hanno fatto la strage non sono nemici di Parigi o della Francia, ma della civiltà. Non stanno bene in Europa. Non dovevano entrare. È colpa nostra, se sono qui.


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